
di Francesca Cataldo
T-shirt azzurra, gonna blu, zaino e un pancione di 6-7 mesi. Questi i tre “manichini-adolescenti” posti nelle vetrine di un negozio di abbigliamento in un centro commerciale di Caracas. Ogni tre minuti un’adolescente rimane incinta: questo il triste dato da cui è scaturita l’iniziativa di due organizzazioni di assistenza sociale, Fundanas e Construyendo Futuros, che hanno come obiettivo quello di convogliare l’attenzione dello Stato e della società civile sulle gravidanze nell’adolescenza.
Questi manichini hanno acceso un grande dibattito sull’educazione sessuale, da sempre considerato argomento tabù nel Paese Sudamericano. C’è chi si inaltera e sollecita il ritiro dei manichini, chi li considera una pubblicità negativa, chi, invece, ne riconosce un forte impatto sociale. “La reazione delle persone quando passano davanti la vetrina è di stupore. Il tema della gravidanza adolescente è intoccabile in Venezuela, noi vogliamo che se ne parli.”, queste le parole della Presidente di Construyendo Futuros, Thalma Cohen. Nonostante il governo del Partito Unico Socialista del Venezuela (Psuv) sostenga che l’istruzione e i diritti dei bambini, bambine e adolescenti sia priorità dell’agenda politica, negli ultimi 15 anni questo fenomeno si è soltanto aggravato.
Le Nazioni Unite hanno espresso profonda preoccupazione per l’aumento delle gravidanze precoci e della mortalità materna in Venezuela. I dati dell’organizzazione indicano che nel 2010 il tasso di natalità tra adolescenti era di 101 ogni 1.000 donne tra i 15 e i 19 anni, l’indice più alto dell’America latina. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica Venezuelano, in Venezuela il 23% dei neonati sono figli di mamme che non hanno ancora compiuto i 18 anni. La maggior parte sono giovani che appartengono ad una fascia socio-economica bassa, per cui si fomenta la “riproduzione intergenerazionale della povertà”. Oltre il Venezuela, i Paesi con l’indice di maternità adolescente alto sono il Nicaragua, la Repubblica Dominicana e l’Ecuador. I più bassi, Uruguay, Costa Rica e Perù.
In Italia, invece, il fenomeno è quasi inesistente. L’annuario statistico sull’infanzia e sull’adolescenza 2014 indica che la tendenza è l’opposta: le donne italiane rimandano la maternità dopo i 32 anni spesso per motivi stettamente economici e di lavoro.
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