
di Vincenzo Demichele
“‘O vogl’ squartat’ viv'”. Sono queste le minacce di morte pronunciate dal boss dei Casalesi Michele Zagaria e indirizzate a Sandro Ruotolo, giornalista di Servizio Pubblico. E’ quanto emerge da un’intercettazione ambientale disposta nel carcere dove il boss mafioso è rinchiuso. Il motivo della “particolare attenzione” rivolta al giornalista sarebbe un’intervista realizzata mesi fa a Carmine Schiavone, pentito dei Casalesi, nell’ambito di un reportage sul tema della Terra dei Fuochi. “Ci sono tracce recenti di rapporti tra Zagaria, quando era latitante, e i servizi segreti. Ma parliamo degli anni Duemila” dice Sandro Ruotolo in un passaggio dell’intervista. “Non ti posso dire più niente. Lo saprai al momento opportuno” è la risposta datagli da Carmine Schiavone, collega di Zagaria e deceduto lo scorso Febbraio.
Di fronte a queste minacce, il prefetto di Roma Franco Gabrielli ha disposto la scorta per il giornalista di Servizio Pubblico, in attesa della riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Immediata la solidarietà dal mondo della politica e della società civile. Beppe Giulietti, portavoce dell’associazione Articolo 21, ha manifestato la vicinanza del gruppo con un articolo apparso sul suo blog sul Fatto Quotidiano. “Noi di
Articolo 21 abbiamo aderito non solo per dovere di ufficio, ma perché conosciamo e stimiamo Sandro Ruotolo da quando, giovane cronista della sede Rai della Campania, tentava di illuminare mafie, camorre e malaffare. A questo impegno professionale, etico, civile e politico, ha dedicato tutta la sua vita, senza fare sconti a nessuno, usando lo stesso metro verso ogni governo ed ogni potere.”
Non è un caso che l’associazione Articolo 21 sia intervenuta immediatamente prendendo le difese del giornalista e collega di Michele Santoro. Ad essere minacciata con l’arma dell’intimidazione mafiosa è la libertà di espressione e informazione, che per antonomasia il mondo giornalistico associa all’articolo 21 della Costituzione. Roberto Saviano, autore di Gomorra, anch’egli sotto scorta dall’ottobre 2006 per le dure minacce che più volte ha ricevuto dalla camorra, ha scritto così sul suo account Facebook: “La mia vicinanza a Sandrone Ruotolo. Spero che la protezione duri poco e torni presto libero.”
Anche il diretto interessato è intervenuto sul suo profilo Facebook, ricambiando il grande sostegno che ha ricevuto da più parti. “Vi ringrazio di cuore. Davvero. Sentire la solidarietà in momenti particolari fa solo bene. Lo sapete che da ieri (4 Maggio, ndr) sono sotto scorta solo perché ho fatto il mio dovere di giornalista. Raccontare la realtà. Con passione, umiltà e curiosità. Capita che non siate d’accordo con la mia interpretazione
dei fatti ma sono certo che più punti di vista siano essenziali per la qualità della nostra democrazia. Ecco perché queste minacce riguardano anche voi, il vostro diritto di essere informati. State tranquilli che non mi faccio intimidire. Certo, non è piacevole sapere che il capo del clan dei casalesi, la camorra più vicina al modello mafioso siciliano, ti vuole squartare vivo. Ma io non posso cambiare perché solo così so fare il mio lavoro. So che non sono solo. Vorrei però che con me tanti altri giornalisti raccontino il paese reale. Ognuno con il suo punto di vista. Se si resta soli si è a rischio, se siamo in tanti a rischiare sono loro. La mafia è una montagna di merda.”
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