
di Vincenzo Demichele
I primi dubbi sono sorti nel 2012, quando una foto apparsa su Facebook sembrava mostrare delle somiglianze indiscutibili. A rafforzare l’ipotesi anche la stessa data di nascita e lo stesso ospedale. Fino alla conferma ultima e inconfutabile: l’analisi del Dna. Ha un sapore vagamente kafkiano la vicenda riportata dalla Gazzetta del mezzogiorno a proposito di uno scambio di neonate che si sarebbe verificato 26 anni fa all’ospedale di Canosa di Puglia.
Era il 22 giugno 1989 quando due famiglie aspettavano di ricevere le proprie neonate dopo il parto. A Michele e Caterina fu consegnata una bimba che chiamarono Lorena, mentre l’altra neonata, Antonella, finì in una famiglia completamente indigente. La prima ha lasciato casa a 18 anni ed ora è felicemente sposata. Si sarebbe sentita sempre “fuori luogo”, tanto che “non voleva andare a scuola – lamentano i genitori – e poi ha sposato un ragazzo che ha sempre tenuto nascosto”. Una sorte peggiore è toccata alla seconda, Antonella, finita in un contesto familiare difficile, in cui ha dovuto subire umiliazioni e sofferenze. La ragazza era costretta a dormire con suo fratello minore, affetto da diabete, che ” durante la notte urinava nel letto codiviso con Antonella e nonostante ciò le lenzuola non venivano cambiate”. Poi nel 2008 la ragazza è stata adottata da una famiglia di Foggia.
Secondo quanto affermato dal legale dei genitori biologici di Antonella, Salvatore Pasquadibisceglie, essi “hanno cercato di restaurare un rapporto soddisfacente con la figlia Antonella senza ottenere il risultato sperato”, in quanto la ragazza considera come veri genitori quelli adottivi. Anche per questo Antonella, i suoi genitori biologici e il fratello di Antonella, Francesco, hanno avanzato alla Regione Puglia una richiesta di risarcimento danni che ammonta a 9 milioni di euro. Nello specifico, dalla ragazza scambiata in culla sono attesi 3 milioni di euro, mentre sono 6 quelli attesi dalla sua vera madre, dal padre e dal fratello. Il processo si celebrerà a fine settembre al Tribunale di Trani.
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