di Antonio Catacchio
Sembrerebbe poco probabile che una storia di terrorismo internazionale possa avere a che fare con una città come Bari, città di passaggio, città di 400 mila abitanti dalle dimensioni e dagli interessi economici, politici e geografici sicuramente meno rilevanti rispetto a quelli di altre città italiane definibili metropoli, eppure, secondo verità processuale statuita venerdì 3 giugno dalla Corte d’Assise di Bari, Bassam Ayachi, Imam del Belgio di origine siriana, e Rafael Gendron, informatico francese, arrestati nel porto di Bari nel novembre 2008, trasportavano a bordo di un camper dei clandestini aspiranti kamikaze.
“Terroristi internazionali, parti di un unico puzzle che è cominciato con l’attentato alle Torri Gemelle di New York“, questa la tesi della pubblica accusa, che ha individuato nei due condannati ad 8 anni di reclusione delle responsabilità propagandistiche avvenute anche mediante la promozione e l’organizzazione di siti internet di terrorismo internazionale.
La difesa, chiedendo l’assoluzione piena per entrembi gli imputati, prima della pronuncia del provvedimento decisivo, aveva argomentato sostenendo che non è possibile colpire le libere espressioni di pensiero, che non essendo in presenza di Bin Laden come imputato, ma diversamente di due persone che, pur essendo di fede islamica, nulla avrebbero a che vedere con Al Qaeda e che, al massimo, pur trattandosi di persone che avrebbero potuto condividere le ragioni ideologiche dell’odio nei confronti dell’Occidente motivate dal fatto che spesso i musulmani vengono accusati e condannati ingiustamente in base ai pregiudizi mossi nei loro confronti, tutto ciò non fosse di per sè sufficiente per poter infliggere una sentenza di condanna nè tantomento a far considerare i due imputati di supporto logistico al terrorismo.
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Cronaca
Bari: crocevia del terrorismo internazionale
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