di Daniele Di Lella
Se ne è parlato tantissimo in questi giorni dello “sciopero” dei calciatori di serie A ed ognuno ha detto la sua, quindi cari lettori vi offro anche il mio punto di vista, forse abbastanza impopolare.
Si è detto che lo sciopero è eticamente inammissibile in quanto il lavoro di calciatore fa guadagnare tanti soldi e quindi è scorretto che addirittura si scioperi, noi sul punto pensiamo che, è vero i calciatori hanno contratti milionari in sprezzo alla stragrande maggioranza della popolazione che lotta per arrivare alla fine del mese, in un mondo pervaso da precarietà e disoccupazione, ma non possiamo scoprirlo e avvilirci di conseguenza, solo oggi, dopo un’azione di discontinuità, cioè quella dello sciopero.
Sappiamo da sempre che i calciatori sono dei privilegiati ricchi quindi pensiamo che il vero motivo per cui ci si dovrebbe avvilire è proprio la profonda forbice economica che sussiste tra il mondo pallonaro -professionistico- e lo stipendio medio di un lavoratore, sopratutto oggi in un periodo di crisi la cui uscita non si vede. Certo si può eccepire dicendo che è il mercato a generare questo livello di introiti, in quanto un calciatore rende in termini di merchandising, abbonamenti, diritti tv ecc…, ma è un discorso che, prescindendo dall’aspetto meramente etico, potrebbe riguardare i calciatori cosidetti “top player” che appunto perchè top sono numericamente pochi, no di certo tutti gli altri (97%) che tra l’altro grazie ai loro ingaggi assolutamente fuori mercato mettono anche in crisi le società, la prova è data dal costante deficit della maggior parte di squadre (speriamo nel fair-play finanziario).
Veniamo al pomo della discordia, nella categoria del “mobbing” rientrano concetti come demansionamento, emarginazione; un calciatore che viene messo “fuori rosa” quindi “emarginato” ha la sua crescita professionale sostanzialmente ostruita, sia da un punto di vista di collocazione sul mercato, sia da un punto di vista di preparazione tecnico-fisica, quindi senza entrare troppo nel dettaglio ritengo giusto da questo punto di vista lo sciopero.
Valutazione diversa invece è sulla tempistica legata a questo muro contro muro, tra aic e lega, ci chiediamo dandoci una risposta positiva se questo problema non si fosse potuto dibattere e risolvere prima; perchè allora se ne parla solo oggi? Verebbe da rispondersi pensando all’idea romantica che il tempo avrebbe risolto tutte le cose. Concludendo, in merito al “contributo di solidarietà” che è stato cancellato dalla finanziaria (clamorosamente), ma Damiano Tommasi ha più volte ribadito che i calciatori non si sarebbero opposti al versamento della tassa, quindi il fatto che l’aspetto “contributo di solidarietà” ad un certo punto della vicenda sia divenuto centrale da parte della lega appare una forzatura.
Piu’ in generale auspichiamo che, come dice Della Valle, venga istituito una CONSOB nel calcio, indipendente, scrupolosa nei controlli, che un pò di moralità colpisca i protagonisti che ogni domenica andiamo a vedere, che il calcio italiano nella sua totalità segni il passo ad una rinascita su basi etiche con una regolamentazione certa e rispettata, anche e sopratutto in virtù delle evidenti lacune che ha mostrato in molteplici avvenimenti dal calcioscommesse a calciopoli ecc. Invitiamo poi, gli stessi fruitori finali, a seguire con un pò di attenzione e spirito critico . Il 10 e 11 settembre si ricomincia.
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