
Gli eventi dell’11 settembre 2001 hanno generato una quantità tale di dubbi, per lo più inquietanti, che per rispondervi non sarebbe sufficiente un’enciclopedia. Ad esempio una persona dotata di buon senso troverebbe quantomeno sospetta la lungimiranza del’imprenditore Larry Silverstein, che acquistò entrambi gli edifici nella primavera del 2001 per poi stipulare subito dopo una nuova polizza assicurativa sugli stessi, finalizzata a coprire l’eventuale distruzione di entrambe le torri a causa di un attacco terroristico. Il poveretto rimase talmente scosso da quanto accadde quel fatidico giorno da decidere di chiedere il doppio del risarcimento pattuito, sul presupposto che si fosse trattato di due attacchi terroristici separati. Purtroppo però i comuni mortali come noi sono avulsi dalle macchinazioni dei multimiliardari che fanno girare il mondo e ci vorrebbero squadre di professionisti per risalire alla verità, nel frattempo i comuni mortali che allora si precipitarono a soccorrere i cittadini di New York, continuano a morire a centinaia per via delle polveri di amianto inalate in seguito al crollo.
Pensare di sfruttare questa situazione per percepire indebitamente indennità per invalidità, fisica o psichica, conseguente ai traumi riportati, non sarebbe troppo strano per noi che viviamo in Italia, il Paese dei falsi invalidi per eccellenza, ma che si tratti di empatia o del tanto auspicato processo di globalizzazione, anche negli USA paiono volersi adeguare. Otre cento persone, la maggior parte ex agenti di polizia e vigili del fuoco in pensione, sono finite in manette proprio per questo motivo, nell’ambito di un’operazione condotta dall’FBI e durata oltre due anni, che ha smascherato la più colossale truffa al sistema previdenziale statunitense, costata circa 400 milioni di dollari allo Stato. In base alle indagini coordinate del Procuratore Distrettuale di Manhattan, Cyrus R. Vance
Jr., sono quattro le figure chiave che hanno orchestrato il tutto: l’avvocato ed ex collaboratore dell’FBI Raymond Lavallee, i due poliziotti in pensione John Minerva e Joseph Esposito (di chiare origini italiane, tanto per tenere alto il nostro nome), e il consulente pensionistico Thomas Hale.
Il numero degli indagati è destinato a salire, ma ciò che fa specie è che più del 50% dei falsi invalidi incassava regolarmente denaro dissimulando patologie cagionate dall’attacco terroristico, nonostante i loro ex colleghi continuassero a cadere come mosche per l’identica ragione, in seguito a mesotelioma ed a svariate malattie dell’apparato respiratorio. Non deve certo stupire che molti dei finti invalidi siano stati scoperti anche grazie alle foto ed ai video pubblicati tramite i propri profili sui social network, perchè se si è talmente stupidi da farsi coinvolgere in una simile azione criminale, facendosi beffe del destino di amici e colleghi condannati a morte, il minimo che ci si possa aspettare da soggetti tali è che rendano pubbliche le immagini che li ritraggono mentre praticano la pesca al marlin, corrono sulle moto d’acqua e si dilettano in competizioni culinarie nonostante gli altri li credano allettati o su di una sedia a rotelle.
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