di Teresa Manuzzi
Quest’anno il vincitore del riconoscimento internazionale “Richard E. Weitzman Award“, assegnato ogni anno dalla prestigiosa “Endocrine Society” è un italiano o meglio, un pugliese: Antonio Moschetta. Il professore, associato di Medicina Interna e Nutrizione Clinica presso l’Università degli Studi di Bari, è anche medico internista presso il Policlinico del capoluogo pugliese. Moschetta è originario della città di Bitonto ed è stato insignito, il 23 giugno scorso, a Chicago, di uno dei premi internazionali più importanti nell’ambito dell’endocrinologia durante il congresso internazionale del settore. Il medico e professore pugliese non è nuovo a riconoscimenti internazionali e nel corso della sua vita ha sempre preferito la ricerca, lo studio e l’insegnamento alla carriera e alle cariche.
Durante il mese di marzo di quest’anno, infatti, ha suscitato scalpolre la sua decisione di lasciare la carica di “Direttore scientifico dell’Istituto Oncologico Giovanni Paolo II di Bari” preferendo l’esercizio della professione e la docenza universitaria presso il Dipartimento di Medicina barese. La decisione di prediligere la ricerca e l’insegnamento è stata presa dal docente in seguito ad una sentenza del Consiglio di Stato che decretava l’incompatibilità tra le cariche di “Direttore scientifico” e docente. Il riconoscimento rende onore a tutto il percorso di ricerca svolto da Moschetta durante questi ultimi tre anni, i risultati ottenuti dai suoi studi sono stati largamente apprezzati dalla comunità internazionale nell’ambito dell’entero-endocrinologia.
Moschetta ha infatti scoperto: un nuovo ormone del fegato, chiamato fibroblast growth factor 19 (FGF19), che regola la funzione del fegato nel controllare il metabolismo del glucosio e del colesterolo, e un recettore della cellula intestinale, chiamato LXR, in grado di controllare la formazione delle lipoproteine HDL rilevanti nel trasporto inverso del colesterolo.
Infine, ma non per ultimo, ha affermato e dimostrato che l’insorgenza di tumori di vario tipo (seno, colon, fegato, rene e cervello) è imputabile ad una alimentazione ricca di zuccheri.
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