
di Giuseppe Custodero
La medicina dei nostri giorni fa passi da gigante con lo sforzo e lo spirito di sacrificio di un manipolo di scienziati poco conosciuti che non amano farsi pubblicità o apparire alla cronaca e che a volte con pochi mezzi e autofinanziandosi perseguono la volontà di trovare un rimedio a patologie che sembrano senza speranza.
É di questi giorni la notizia che l’infezione da malattia emorragica cronica, conosciuta come Ebola, può essere contenuta laddove si sono avuti i primi casi ed è curabile con vaccini appositamente costruiti in laboratorio a migliaia di km di distanza con l’uso della bioinformatica che ha permesso il sequenziamento della catena di 288 aminoacidi e la costruzione al computer di un vaccino specifico per bloccare la replicazione virale. I pazienti possono anche essere curati con trasfusioni di sangue dei soggetti che hanno superato la malattia e che hanno sviluppato gli specifici antivirali.
Buone notizie anche per chi è affetto da epatite B e C.
L’EMA (European Medicines Agency, Science Medicines Health) ha recentemente approvato l’uso del Baraclude (Entecavir) anche nei pazienti pediatrici, da 2 a 18 anni, per il trattamento dell’epatite B. Si tratta di un antivirale che appartiene alla classe degli analoghi nucleosidici. Agisce interferendo con la DNA polimerasi del virus bloccando la formazione di nuovo DNA virale. Semplicemente, l’Entecavir interrompe la produzione di altri virus HBV bloccando la progressione della malattia. É indicato non solo per il trattamento dell’infezione cronica, ma anche quelli con malattia epatica compensata con evidente replicazione virale attiva e livelli elevati di GPT/ALT, alanina aminotransferasi nel sangue o evidente infiammazione attiva e/o fibrosi epatica.
Agli inizi di quest’anno in India fu revocato il brevetto di un costoso farmaco anti epatite C prodotto dalla Roche permettendo di produrlo come generico a basso costo. La stessa Corte di appello indiana per i brevetti (Ipab) ritenne il farmaco Pegasys non come “un’invenzione” e, quindi, tale da non essere protetto da un brevetto, secondo il regime sulla tutela della proprietà intellettuale. Lo scorso 23 aprile il quotidiano “La Repubblica” pubblicò un appello dell’Epac, un’associazione onlus per la tutela ed i diritti dei malati affetti da epatite e malattie al fegato, al ministro Lorenzin.
Si chiedeva l’approvazione da parte dell’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco, e il successivo inserimento nei farmaci del Servizio Sanitario Nazionale del sofosbuvir (Sovaldi®) della Gilead Sciences, Inc. Si trattava di un farmaco somministrato da solo o in combinazione con Ribavirina in un’unica dose partendo da 400 mg, indicato per il trattamento di pazienti con infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) affetti da epatopatia in stadio avanzato e infezione ricorrente da HCV accertata in seguito a trapianto di fegato.
Lo Studio GS-US-334-0126, Poster n. 1232, fu presentato in occasione della 49ma edizione della riunione annuale dell’Associazione europea per lo studio del fegato (Congresso internazionale sul fegato del 2014, International Liver Congress 2014) a Londra. Sovaldi è un inibitore orale ad azione diretta appartenente alla classe degli analoghi nucleotidici dell’enzima polimerasi NS5B dell’HCV, interferendo direttamente con il ciclo di vita dell’HCV e sopprimendo la replicazione virale. E’ stato disegnato con la bioinformatica per bloccare l’enzima di cui il virus dell’epatite C ha bisogno per “copiare se stesso”. Come tutte le terapie antivirali, quella con Sovaldi in combinazione con ribavirina o interferone pegilato alfa e ribavirina è controindicata nelle donne in stato di gravidanza e negli uomini le cui compagne sono in stato gravidanza.
Questo antivirale fu approvato dall’ Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ed era in fase di valutazione presso l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). L’associazione chiedeva, inoltre, all’azienda produttrice del farmaco di fissare un prezzo sostenibile per il Sistema Sanitario considerando il gran numero di pazienti da curare compreso chi necessita di cure immediate per rischio di vita in caso di cirrosi epatica scompensata e il ciclo di cura di dodici o ventiquattro settimane.
Poi il 30 settembre scorso il Comitato Prezzi e Rimborso (CPR), l’Agenzia Italiana del Farmaco e la Gilead Sciences hanno raggiunto un accordo per la rimborsabilità del sofosbuvir e consentirà di trattare un gran numero di pazienti in Europa, soprattutto in Italia. Sovaldi sarà presto disponibile secondo i criteri di “appropriatezza” specificati dalla Commissione Tecnico Scientifica (CTS).
Pochi giorni fa l’Agenzia italiana del farmaco lo ha inserito nella categoria dei farmaci innovativi. La rimborsabilità del farmaco sarà a carico del Servizio Sanitario Nazionale e delle Regioni e si prevede nei prossimi 18 mesi una produzione di 50 mila unità. Si attende la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale delle linee guida per individuare i pazienti idonei per la somministrazione del farmaco in centri di riferimento individuati dalle Regioni.
Si ipotizza, dati i tempi tecnici di organizzazione, che verso dicembre 2014 e gennaio 2015, i primi pazienti potranno essere curati. Ma nuovi altri farmaci per la cura dell’epatite C, che sarà in futuro solo un ricordo, si fanno avanti. La Food and Drug Administration (FDA) ha approvato la combinazione a monodose giornaliera del farmaco (400 mg) in combinazione con l’inibitore dell’NS5A ledipasvir (90 mg) per i pazienti adulti con epatite C di genotipo 1. Ledipasvir appartiene come il sofosbuvir alla classe di DAA, agenti antivirali ad azione diretta, che blocca la proteina NS5A necessaria al virus per replicarsi. L’approvazione per la combinazione sofosbuvir-ledispavir è supportata da dati provenienti da tre studi di fase 3 (ION-1, ION-2 e ION-3). Questi studi hanno valutato 8, 12 o 24 settimane di trattamento con la combinazione dei due farmaci, con o senza ribavirina, nei pazienti con genotipo 1 HCV e malattia epatica compensata, cirrotici e non, compresi coloro che avevano fallito con una precedente terapia di interferone o di inibitori della proteasi HCV.
L’approvazione è stata sostenuta anche dai dati preliminari dello studio SOLAR-1 nei pazienti cirrotici scompensati e di pre- e post-trapianto, dalla prova ELECTRON-2 in pazienti genotipo 3 e fase 2 e da studi nei pazienti con genotipo 4. I dati clinici fanno ben sperare nella risoluzione di malattie che sembravano croniche e nella progressione della medicina moderna che ha riscoperto nella biologia molecolare e nella biochimica le basi per lo studio di certe patologie, del metabolismo umano con la sua risposta immunitaria ad agenti eziologici esterni e come esso agisce nel funzionamento di quella macchina così complessa che è il nostro corpo.
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