
di Claudio Santovito
Le carte segrete sulla strage di Ustica – su cui Matteo Renzi ha rimosso il segreto di Stato – non hanno prodotto il risultato sperato. O almeno non ancora. Certo non potevamo aspettarci il nome del colpevole, il mandante e il perchè degli 81 morti, ma i documenti vanno studiati nel loro insieme, almeno quelli che ne rimangono. Perchè, come rilevato da Daria Bonfietti, Presidente Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, si è potuto appurare la ‘presenza di lacune nei trasferimenti degli atti’. Già il materiale cartaceo, dopo 34 anni, è suscettibile di deterioramento; se poi ci aggiungiamo anche degli insabbiamenti e delle sparizioni sospette, si fa presto a pensar male. Resta un dato incontrovertibile: quella sera, attorno all’I-TIGI, vi erano 21 jet militari. Perchè? “Le prime carte confermano i depistaggi, ma non dicono chi ha fatto cosa”, conclude la Bonfietti.
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Nuova ipotesi: aereo non esploso in volo
Secondo un’indagine tecnica compiuta dai professori Agostino De Marco e Leonardo Lecce dall’Università Federico II di Napoli, dipartimento di Ingegneria industriale, sezione ingegneria aerospaziale, l’aereo non sarebbe esploso in volo ma avrebbe raggiunto la superficie del mare pressochè integro, impattando con la prua dopo una caduta a spirale in virtù dell’impatto ‘contro una possibile forza d’urto contraria che lo avrebbe fatto sobbalzare dalla sua rotta originale’ (qui il video della ricostruzione con Google Earth). Forza d’urto che potrebbe essere un missile passato molto vicino, dato che resta difficile credere in avverse condizioni meteo – tra l’altro non rilevate – in una calda sera di fine giugno. E comunque, sulle sette salme di cui fu disposta l’autopsia, furono riscontrati traumi da caduta e lesioni enfisematose polmonari da decompressione (tipiche di sinistri in cui l’aereo si apre in volo e perde repentinamente la pressione interna).
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Il casco di John Drake
Tra i reperti raccolti presso l’aeroporto di Palermo Boccadifalco ci sarebbe un casco bianco con la scritta ‘John Drake’, dal nome del pilota che lo indossava e che, decollato da un mezzo navale, si sarebbe lanciato in mare in seguito a un incidente. Ciò sarebbe avvenuto ‘qualche tempo prima dell’incidente di Ustica’, ma il casco non fu più trovato o forse fu fatto sparire. Naturalmente il Centro di sicurezza della Marina americana operò dei controlli nel periodo tra il gennaio 1977 e il marzo 1993 rilevando come si sarebbero verificati, in quel periodo, ben quattro incidenti in cui un membro dell’equipaggio recasse il nome di Drake. Nessuno di questi, però, aveva per iniziale del nome la lettera ‘J’ e tutti gli incidenti si sarebbero verificati nell’area degli Stati Uniti continentali. L’unico pilota con quel nome – fecero sapere dagli USA – non fu mai coinvolto in alcun incidente nè fu mai assegnato al teatro europeo (almeno nel periodo in questione).
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I Paesi coinvolti
Il 27 giugno 1980 (qui una ricostruzione dell’accaduto) nei cieli e nelle acque italiane – oltre al Dc9 Itavia I-TIGI – vi erano mezzi appartenenti agli Usa, alla Libia e alla Francia, Paesi con i quali il nostro governo ha lavorato maggiormente alla ricerca di risposte. Per l’analisi puntuale dei documenti desecretati suggerisco il contributo di Maurizio Landieri per stragi80.it.
Di certo possiamo dire che quella sera, nei cieli e nei mari italiani, vi era la presenza di una portaerei nella zona del disastro, fu registrata un’attività militare non programmata dagli USA, ci furono dei voli non autorizzati o con piani di volo sconosciuti e voli militari che apparivano come voli civili. Un bel pò di confusione, insomma, vista la ‘qualificata presenza operativa nel Mediterraneo’ da parte degli USA. Senza contare le rotte assegnate a tutti questi aerei: la Ambra 13, quella per i velivoli diretti a sud o a sud est, oppure la Ambra 14, per gli apparecchi in viaggio verso nord o nord est. Le stesse – purtroppo – percorse dall’I-TIGI con 81 passeggeri a bordo.
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La sentenza della Cassazione
La Corte di Cassazione, il 28 gennaio 2013, ha riconosciuto un risarcimento di 1,2 milioni di euro ai familiari di 4 vittime della strage di Ustica. Il giudice di Palermo, il 9 ottobre 2014, ha condannato il ministero della Difesa e il ministero dei Trasporti, a rimborsare le spese di giudizio e a risarcire con 5.637.199 euro, 14 familiari o eredi, di Annino Molteni, Erica Dora Mazzel, Rita Giovanna Mazzel, Maria Vincenza Calderone, Alessandra Parisi e Elvira De Lisi morti nella tragedia aerea di Ustica.
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