
di Vincenzo Demichele
I presupposti per la ripresa economica nel nostro Paese ci sono tutti, così come le imprese pronte ad avvantaggiarsene, ma sono minacciati ancora una volta da un apparato burocratico inefficiente. Sono questi i risultati principali di una delle ultime ricerche condotte dal Censis che ha fatto luce anche sulle condizioni dell’apparato amministrativo nazionale, su cui era già intervenuto Gian Antonio Stella nell’incontro con gli studenti del liceo “E. Amaldi” di Bitetto. Secondo l’istituto di ricerca, oggi il 50,5% degli italiani lamenta malfunzionamenti nella pubblica amministrazione che, secondo l’opinione del 63,5%, nell’ultimo anno non sarebbe cambiata affatto, per il 21,5% sarebbe addirittura peggiorata mentre solo per il 15% sarebbe migliorata. Così, per ottenere un’autorizzazione e accelerare le pratiche, 4,2 milioni di italiani sono ricorsi a raccomandazioni, mentre sono quasi in 800.000 coloro che hanno fatto un qualche regalo a funzionari pubblici in cambio di favori.
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L’aspetto paradossale è che in realtà il Paese dispone di “una corazzata di oltre un milione di società di capitali attive: le più robuste e ben strutturate in un universo di 5,2 milioni di imprese italiane complessive, quelle in grado di attirare investimenti e contribuire alla ripresa economica”. Nonostante la crisi economica infatti, il Censis ha rilevato un incremento significativo nel numero di imprese aggiuntive: a fine 2014 erano in 32.000, soprattutto nell’ambito della ristorazione, del commercio e dei servizi alle imprese. Da segnalare inoltre l’aumento del numero delle start up innovative che, fra commercio online, servizi mobile e app, oggi superano le 3500 unità.
Quali sono allora le soluzioni per liberare la crescita economica dagli ostacoli di un apparato burocratico inefficiente? Per il 45,3% degli italiani è necessario un inasprimento delle pene nei confronti di corrotti e il licenziamento per i finti malati. Il 22,1% chiede che i dipendenti pubblici siano licenziabili come quelli che lavorano nel privato e il 19,3% vuole che i più meritevoli vengano pagati meglio. Per il Censis, il principale “antidoto alle patologie sociali” è costituito dalla creazione di posti di lavoro, in un periodo in cui invece si sono registrati soprattutto licenziamenti, aumento del precariato e quindi delle disuguaglianze sociali. In questo contesto di difficile congiuntura economica infatti, le persone a rischio povertà o esclusione sociale sono aumentate di 2,2 milioni, passando dai 15 ai 17 milioni circa. Ancora una volta è la politica ad essere chiamata in causa, affinchè sfrutti al meglio questi timidi segnali di ripresa, senza lasciarli affondare in quel lungo e lento declino economico italiano, che dura ormai da più di venti anni.
Ricky Edoardo Violante
28 marzo 2015 at 17:03
Sarebbe estremamente interessante esaminare a fondo la composizione di quel raccapricciante 15%.