
di Giuseppe Custodero
Balzata alla cronaca la Xylella fastidiosa per gli attacchi ad alcune specie arboree di interesse alimentare mi ha dato modo di studiarla per scoprire la sua biologia e cercare di trovare mezzi di lotta o per lo meno metodi per controllarne infestazione. Mi sono venuti in aiuto i pregressi studi di biologia molecolare e l’interesse diretto per portare avanti dei terreni ereditati e frutto dei sacrifici dei miei nonni, quando gli stessi alla nascita di un figlio o un nipote piantavano un albero dandogli lo stesso nome per vederlo crescere come segno di appartenenza alla terra. I frutti dei miei studi sono stati riversati nel giornale online che dirigo e sul quale potete leggere il presente articolo scientifico.
Che c’é di nuovo? C’é che sulle strade la mattina si scorgono passaggi di fuoristrada dei Carabinieri e auto del Corpo Forestale, forse per raggiungere le zone colpite da questo batterio che si sta rivelando veramente fastidioso per la nostra piccola economia rurale già colpita dalle calamità naturali. Si dice che le larve di un vettore, la sputacchina, che sverna nel terreno, ai primi caldi potrebbe riprodursi ed infestare gli altri alberi sani, vicini a quelli già interessati. Ma, come ho menzionato precedentemente nella sezione “Notizie flash”, c’é un altro vettore, che interessa gli olivi secolari, debilitati da pratiche agricole non ecologiche, l’Oziorinco.
Questo scava il tronco alla ricerca di linfa e per inoculare involontariamente anche la Xylella fastidiosa. Olivi più giovani e le nuove varietà olivicole più produttive, oltre alle specie frutticole ed alcune erbacee, sono preda non solo di sputacchine, ma anche di pidocchi delle piante, occhio di pavone, ragno rosso ed altre crittogame che rappresentano potenziali vettori da non sottovalutare. Risulta inutile l’abbattimento delle specie colpite in quanto è necessario un attacco mirato con insetticida per i vettori e l’antibatterico adatto per la Xylella (già in uso!) e per periodi prolungati o a lenta cessione per mantenere la salubrità delle specie colpite. La pianta colpita smette di fruttificare, ma con le cure adeguate riprenderà il nuovo spirito rigenerativo e la stessa troverà il modo per resistere a questo nuovo nemico.
Per contro, il taglio del tronco e dei rami senza un adeguato confinamento in ambiente chiuso della pianta colpita e filtrazione dell’aria con filtri Hepa provoca la liberazione delle spore e/o particelle batteriche, che trasportate dal vento e dalle piogge possono raggiungere nuovi ambienti più lontani e più favorevoli alla sopravvivenza della Xylella. Spero che il buon senso prevarichi sulle paure e sul rischio di inutili speculazione sulla credulità e sull’ignoranza di certi contadini che si trovano a dover fronteggiare un nemico che non conoscono e che rischia di compromettere la vita e il ricordo di generazioni familiari ormai scomparse.
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