
di Vincenzo Demichele
Il rapporto fra Taranto e ambiente non sembra voler conoscere periodi migliori. Oltre all’annosa questione Ilva infatti, c’è un’altra problematica legata questa volta al mancato smaltimento di migliaia di rifiuti radioattivi. Stiamo parlando del caso Cemerad nel comune di Statte, alle porte di Taranto. Qui si trova un deposito “temporaneo” che ospita 16.724 fusti, di cui 3.344 contengono rifiuti radioattivi mentre nei rimanenti 13.380 sono contenuti rifiuti decaduti. L’hangar apparteneva inizialmente alla Cemerad, un’azienda che ha operato nel campo dei rifiuti radioattivi provenienti da applicazioni medico-industriali. La società è poi stata dichiarata fallita nel 2005 ed è stato disposto il sequestro preventivo del deposito con affidamento al comune di Statte. Il risultato è che a distanza di 10 anni quell’hangar, inizialmente temporaneo, è divenuto difatti permanente, nell’attesa che il governo locale e quello nazionale trovassero una soluzione allo smaltimento di questi rifiuti radioattivi.
Finalmente nel dicembre 2014 la commissione parlamentare d’inchiesta che indaga sul ciclo dei rifiuti ha fatto visita all’impianto e così la problematica Cemerad è tornata per un momento al centro del dibattito parlamentare nazionale. Nel gennaio 2015 il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti è intervenuto sulla vicenda: “il 10 dicembre 2014 il Prefetto di Taranto ha segnalato che il Comune di Statte ha fatto pervenire una relazione con i quadri economici di due ipotesi alternative di intervento, quantificando in oltre 5 milioni di euro i costi relativi all’ipotesi di caratterizzazione dei fusti in loco e successivo smaltimento dei rifiuti speciali non radioattivi, e in piu’ di 9 milioni quelli relativi all’allontanamento di tutti i fusti per la successiva caratterizzazione e avvio allo smaltimento. Il Ministero dell’Ambiente è in contatto continuo con la Prefettura di Taranto che – ha concluso Galletti – è autorità competente per gli interventi di protezione civile, e segue con la massima attenzione tutto l’evolversi della vicenda avendo come obiettivi prioritari la piena sicurezza ambientale dell’area e la salute dei cittadini”.
Per il capo della Protezione Civile “la soluzione definitiva del problema deve trovare opportuna copertura finanziaria nelle risorse ordinarie della Regione Puglia e delle altre amministrazioni locali interessate”. La necessità di un intervento nel sito di stoccaggio è resa evidente dall‘inutilità dei sistemi di protezione adottati: l’hangar di lamiera e cemento è circondato da un muro non difficile da scavalcare e da un cancello protetto da un solo lucchetto. Lo stallo nell’intervento di smantellamento delle scorie è legato anche all’attesa della creazione di un deposito nazionale di rifiuti radioattivi. Alcuni siti, come abbiamo già sottolineato ad inizio estate, sarebbero stati individuati proprio in Puglia. E mentre la Sogin (la società che si occupa della gestione dei rifiuti nucleari) ha iniziato ad inondare ogni mezzo di informazione con pubblicità in cui si cerca di rassicurare la fattibilità ecologica dell’intervento, a Statte qualcosa sembra muoversi. Secondo quanto riportato sulla pagina fb del sindaco Angelo Miccoli, giunto ormai quasi al termine del suo secondo mandato, il primo cittadino “attraverso l’attività di confronto con il Governo, è riuscito a far finanziare € 10 MILIONI per la risoluzione definitiva della problematica CEMERAD”. Speriamo che tanto basti a disinnescare quella che è l’ennesima bomba ecologica alle porte di Taranto. E soprattutto che i fatti non smentiscano le parole del primo cittadino.
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