
di Gabriella De Santis
Il nuovo film di Zalone ha conquistato il pubblico italiano nelle ultime settimane e conseguente sold out per quasi tutta la durata della pellicola nei cinema dell’intera penisola. “Quo vado?” questo il titolo del film, nulla a che vedere chiaramente con il kolossal Quo vadis di Mervyn LeRoy, anche se un collegamento con lo scellerato e corrotto governo dell’impero romano di Nerone, lo si può trovare.
Zalone infatti cela dietro una trama tragicomica, ricca di peripezie, quella che si rivela essere una drammatica realtà. Quasi una rielaborazione di una commedia greca dove i soggetti e le situazioni sono stereotipate ed esasperate al massimo, secondo una relazione direttamente proporzionale alla gravità che invece rappresentano.
Ed è questo che poi riesce a far riflettere lo spettatore. Attraverso le risa e il divertimento è più facile comunicare e far arrivare il messaggio e alla fine l’effetto è quello di una catarsi. Si ride, ma poi si capisce che si ride per non piangere.
Il film comincia dalla fine e solo attraverso il racconto del protagonista con un flashback, lo spettatore è portato a conoscenza di tutti gli avvenimenti e del perchè il protagonista sia finito in una giungla africana circondato da indigeni che sono disposti a liberarlo solo se questi dimostrerà di avere un animo buono.
Checco Zalone, impiegato negli uffici della provincia del suo paese, ha seguito le orme del padre, idolatrando il tanto rinomato e ricercato “posto fisso”.
Con tanta ironia mostra come sia appagante e rilassante lavorare per la pubblica amministrazione, dove lavoro, fatica e impegno sono parole sconosciute.
È risaputo, infatti, che spesso i dipendenti arrivino tardi ai loro posti di lavoro, preferiscano andare al bar, timbrino i cartellini non solo per uno dei colleghi ma anche per due tre.. quattro di loro. Nulla di cui stupirsi.
Ma tutta questa aurea situazione viene scossa dalla riforma della pubblica amministrazione che decreta il taglio delle province, per cui le soluzioni sono due : lasciare il posto fisso in cambio di un assegno, una sorta di liquidazione al sapore di contentino oppure essere trasferiti lontano da casa.
Checco che tanto amava la sua vita fatta di comodità, è costretto ad abbandonare il nido paterno alla giovane età di 38, a diventare indipendente pur di non lasciare il posto fisso. Naturalmente questa è una delle poche decisioni di rifiuto delle dimissioni e per persuaderlo a ciò, viene trasferito in luoghi improbabili con mansioni sempre più pericolose, sino ad arrivare al Polo Nord.
Scoraggiato e amareggiato, è sul punto di rifiutare questo incarico e ritornare in Italia, ma si innamora follemente di una ricercatrice italiana, Valeria, che lo porterà a conoscere nuovi orizzonti e modi di vivere, aprendosi cosi a realtà diverse e … forse migliori.
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