
di Vincenzo Demichele
Alla fine il referendum si potrà fare. Così ha stabilito la Corte Costituzionale, che ha approvato l’unico quesito rimasto di quelli riguardanti le trivellazioni per la ricerca di idrocarburi. Cinque dei sei quesiti infatti erano decaduti quando sono passati al vaglio della Cassazione, in quanto il governo nel frattempo era intervenuto con modifiche alla Legge di Stabilità che avevano determinato la loro invalidazione. I cittadini dunque potrebbero essere chiamati alle urne per dire la loro sulla vicenda. Il quesito specifico su cui dovranno esprimersi riguarda la possibilità che i permessi e le concessioni già rilasciate abbiano la “durata della vita utile del giacimento”, ovvero sopravvivano a tempo indefinito.
I quesiti referendari sono stati sollevati nei mesi scorsi da 10 Consigli Regionali (Basilicata, Puglia, Marche, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania, Molise e Abruzzo, che ha abbandonato la battaglia qualche giorno fa). Per quanto riguarda la Puglia in particolare, diverse associazioni e movimenti (i NoTriv, per fare un esempio) avevano levato la voce contro la raffica di decreti con cui il governo aveva concesso le autorizzazioni per trivellare in zone di interesse turistico, come Polignano a Mare. L’ultimo permesso risale al 22 dicembre e riguarda le isole Tremiti.
La giunta regionale pugliese si è opposta sin dai primi mesi del suo insediamento alla politica del governo, aprendo una divisione all’interno del Partito Democratico. E infatti, alla notizia dell’approvazione del quesito referendario, il presidente della Regione Puglia Michele Emliano ha subito manifestato tutta la sua soddisfazione per l’esito del procedimento. “Abbiamo l’occasione”– ha detto – “di fare una bella discussione sulle cose veramente importanti sino ad ottobre, quando si svolgerà il referendum, per capire qual è il destino energetico del Paese. Mi auguro che la paura della coincidenza di questo referendum con quello sulle riforme costituzionali non stronchi la discussione”.
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