
Paolo Genovese, regista del film Perfetti Sconosciuti, mette a nudo una delle tante realtà nelle quali siamo abituati a vivere ai nostri giorni. Ne deriva un mèlange di commedia e dramma, o meglio dire una tragedia – fortunatamente – sfiorata, che ha come soggetto principale le relazioni di coppia al tempo degli smartphone, Internet, Whatsapp e di tutti gli altri modi di comunicare, sempre mediati da uno schermo e sempre più finti.
Si perde l’essenza dello stare insieme, del parlarsi o semplicemente del godersi una cena senza pensare al messaggio o alla chiamata che inaspettatamente può arrivare. Certamente si vive anche nell’ansia, nell’incertezza e nel quotidiano dubbio che occupa le menti sulla fedeltà del proprio partner.
Il film si svolge tutto in una sera, quando Eva e Rocco invitano a cena i loro amici di sempre: i novelli sposi Cosimo e Bianca, seguiti da Beppe, Lele e Carlotta. Tutte le relazioni sono compromesse e il film le svelerà pian piano con un climax crescente di situazioni drammatiche. I padroni di casa, sono una coppia la cui relazione in crisi è appesantita dai difficili rapporti con la figlia diciassettenne, i secondi apparentemente conducono una vita felice, essendosi da poco sposati, la terza coppia anch’essa con due figli e problemi vari ed infine Beppe che dopo il divorzio non riesce ad avere relazioni stabili. Durante la cena Eva propone di fare un gioco e quindi di mettere sul tavolo tutti i telefoni e condividere contenuti di messaggi, mail o chiamate in vivavoce con tutti i presenti “tanto non abbiamo segreti noi”.
La cena si trasformerà ben presto nell’occasione per svelare tutti i segreti dei commensali, dando vita ad una vera e propria tragedia, che si articola in una fitta trama di incomprensioni, bugie, tradimenti, omissioni e pregiudizi. La conclusione della cena, che si presume porterà alla rottura di parecchie coppie di perfetti sconosciuti e amicizie che perduravano da una vita, sarà del tutto una sorpresa, piacevole… ma che lascia dell’amaro. Forse è meglio così, è meglio “disinnescare” questi meccanismi, come afferma più volte Rocco, d’altronde “questo qua oramai è diventato la scatola nera delle nostre vite, […] ma quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell’altro?”
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